L’arma letale per combattere definitivamente la procrastinazione

6 Ott 2022 | As time goes by, Tips&Tricks

Mi sono recentemente imbatttuta nella definizione di ‘procrastinazione strutturata‘, traduzione letterale dell’espressione ‘structured procrastination‘. Sono andata quindi a cercare in rete qualche informazione in più e ho scoperto che esiste una pagina con lo stesso nome: structuredprocrastination.com. La paginetta è opera di un professore di filosofia della Stanford University, John Perry, autore anche del libro “The art of procrastination”. Perry comincia ricordando che la vera arte della procrastinazione consiste non già nel rimandare i propri compiti  facendo, al loro posto, un bel nulla, quanto piuttosto nel riempire la propria giornata di innumerevoli attività scelte, portate avanti e completate proprio per non essere costretti ad affrontare il vero lavoro. Ma che cosa si intende con vero lavoro? Perry, e come lui altri autori che si sono dedicati allo studio della procrastinazione, uno su tutti Brian Tracy, le chiamerebbe le priorità. Quelle attività, molto poche, a cui è associato un elevato valore aggiunto e che, se completate, offrono davvero un significativo contributo al raggiungimento dei propri obiettivi. Il procrastinatore è quindi molto raramente un fannullone e non è nemmeno qualcuno a cui poter rimproverare di non combinare nulla. Anzi, risulta spesso un soggetto che gode della stima e dell’apprezzamento della società, la quale scambia il suo fare operoso con reale produttività. Invece, il suo problema consiste proprio nel dedicare troppo tempo ed energie ad attività che – nel medio e lungo periodo – non faranno la differenza tra raggiungere l’obiettivo e il non raggiungerlo. Perry si spinge oltre e definisce queste attività un alibi che il procrastinatore frappone tra il completamento del compito prioritario e la sua riluttanza ad affrontarlo. Ma ecco il colpo di genio di Perry. Secondo lui è possibile sfruttare la procrastinazione stessa e farla lavorare per noi. Come? Semplice, andando fino in fondo nel processo di auto-inganno e strutturando una gerarchia delle priorità volutamente procrastinabile. La chiave del gioco è stabilire una priorità che non sia davvero tale, che abbia una scadenza non così rigida e un’importanza non così vitale. Sfruttando poi, per inerzia, la tendenza a procrastinare, continueremo a rimandare questa attività non così importante, portando invece a termine tutti quei compiti che abbiamo collocato, intenzionalmente, in una posizione sub-ottimale. Il nostro cervello procrastinatore, ingannato dal suo gemello perfido ma lungimirante, continuerà a vedere tali attività come alibi e sarà desideroso di dedicarsi a queste piuttosto che affrontare il compito prioritario.   Io sono affascinata da questa teoria. Non escludo nemmeno di non averla mai applicata. Penso infatti a quando un’attività importantissima è rimasta nella mia to do list per mesi…e il mondo ha continuato a girare. Se avesse agito il mio cervello razionale e consapevole avrei semplicemente riconosciuto di aver sbagliato a fissare le priorità e avrei riscritto la gerarchia, eliminando quella specifica attività. Invece, per mesi non l’ho mai voluta depennare…questo sì che era intenzionale. Mi limitavo a continuare a fare altro, ignorando quanto scritto in riga 1 e dedicandomi con impegno e soddisfazione a tutto quello che avevo messo sotto. Quando una pensa di essere produttiva e invece è solo vittima di un inganno…  

Sono Claudia e sono una professional organizer

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