Organizzazione è partecipazione

9 Nov 2023 | Life Travel Soul

E se ti dicessi che l’organizzazione è uno strumento che può favorire la partecipazione femminile al mondo del lavoro?

Sì oggi parliamo di donne e di organizzazione, due dei miei argomenti preferiti.

Qualche riga di fatti miei…

Sono cresciuta in una famiglia molto tradizionale: papà lavorava fuori casa e mamma era casalinga. 

In casa si dividevano i compiti in modo altrettanto tradizionale: papà faceva i lavori ‘di fatica’ e mamma tutti gli altri (che comunque mi sono sempre sembrati altrettanto faticosi, anche se magari richiedevano resistenza e non forza esplosiva).

Però entrambi mi hanno sempre ‘parlato’ in modo da non farmi pensare che l’equilibrio che loro due avevano trovato fosse l’unico possibile, o, peggio, quello naturale.

Papà mi ha sempre spinta a studiare, viaggiare ed essere curiosa, dicendomi che avrei potuto fare della mia vita tutto quello che volevo.

Mamma amava raccontare quanto le piaceva il suo lavoro (l’ha lasciato, suo malgrado, quando mia nonna, che curava noi tre bambini, è mancata all’improvviso) e quanto fosse brava in quello che faceva.

Insomma, credo che, nel mio caso, le loro parole abbiano dato un significato diverso al più puro dei cliché che vivevo quotidianamente in casa e mi abbiano permesso di non esserne condizionata.

Quando essere donna comincia a farsi sentire

Crescendo e cominciando a lavorare mi sono chiaramente scontrata con quello che si chiama patriarcato…del resto, chi può dirsi immune?

Quando mi sono accorta di essere una donna sul lavoro

Dopo il primo figlio. 

Prima ero stata solo Claudia.

Recentemente Claudia Goldin è stata premiata con il Nobel per l’Economia per i suoi studi nei quali ha dimostrato come la maggior parte delle differenze salariali tra uomini e donne si manifesta dopo la nascita del primə figliə.

Il suo lavoro ha evidenziato anche come l’adozione di politiche che consentono alle donne di bilanciare il lavoro e la vita familiare siano cruciali per promuovere la partecipazione femminile nel mondo del lavoro.

A casa nostra, anche gli studi di Azzurra Rinaldi hanno dimostrato come una distribuzione più equa delle attività domestiche e di cura sia correlata a un maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro.

L’organizzazione: uno strumento da non sottovalutare

L’organizzazione familiare e la distribuzione equa delle attività, comprese quelle di cura, promuove una maggiore partecipazione degli uomini nelle attività legate alla casa e alla famiglia e libera le donne da eccessivi oneri e responsabilità, creando le precondizioni per cui possono pensare di investire di più nella propria carriera.

Quando i membri della famiglia collaborano nell’allocazione dei compiti domestici, si liberano tempo ed energia preziosi per le donne, consentendo loro di concentrarsi sul lavoro e sul progresso della loro carriera. 

Questo riequilibrio non solo promuove l’indipendenza economica delle donne, ma contribuisce anche a combattere le disparità di genere, creando un ambiente familiare più equo e sostenibile per tutti i membri. 

Inoltre, una migliore organizzazione personale in famiglia favorisce un clima domestico armonioso, riducendo lo stress e consentendo a tutti di realizzare appieno il proprio potenziale.

C’è organizzazione e organizzazione

Organizzare le attività familiari, di cura della casa e di tutto ciò che è necessario fare per portare avanti il menage di un gruppo di persone che convivono sotto lo stesso tetto è un primo passo che ognunə di noi può realizzare per gettare e coltivare il seme della parità di genere.

Possiamo, secondo me, fare ancora di più.

Quando dividiamo i compiti in famiglia, stiamo attentə a non veicolare pericolosi stereotipi di genere, assegnando alla donna i cosiddetti ‘lavori da femmina’ e all’uomo quelli ‘da maschio’. 

Soprattutto quando stiamo coinvolgendo i bambinə.

Proviamo a fare uno sforzo di attenzione e consapevolezza e sfruttiamo la collaborazione per distribuire compiti seguendo altri criteri, più neutri rispetto al genere.

Possiamo usare il criterio dell’imparare. Assegnare per un mese un determinato compito a chi non lo sa fare o non lo riesce a fare ancora bene, proprio con il fine di fargli acquisire una competenza in più.

Oppure possiamo utilizzare un criterio opposto: se il nostro fine, come famiglia, è minimizzare i tempi dedicati a specifiche attività necessarie, ma alle quali non attribuiamo un particolare valore, possiamo affidare questi compiti a chi è molto bravo e veloce nel farli. 

Ancora, possiamo stabilire di lasciar libere le persone di scegliere che cosa preferiscono fare: facendo in modo che ognunə si scelga il compito più gradito (o meno sgradito) abbasseremo la fatica percepita delle attività e rispetteremo i desideri di tutt​​ə.

Immagine di Freepik

Sono Claudia e sono una professional organizer

Ti aiuto a migliorare le tue capacità organizzative attraverso la gestione consapevole di spazio, tempo, energie e denaro


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