L’arte svedese di mettere in ordine

4 Nov 2021 | Book Lover, Home sweet Home, Life Travel Soul

Può l’azione del disfarsi delle proprie cose rappresentare un gesto di altruismo?

Decisamente sì, almeno secondo Margareta Magnusson, autrice di “L’arte svedese di mettere in ordine“, titolo che, nella sua traduzione italiana, non fa capire immediatamente quale sia la particolarità di questo ‘mettere in ordine’.

In inglese il libro si intitola “The Gentle Art Of Swedish Death Cleaning” e in svedese questo ‘death cleaning‘, cioè disfarsi delle proprie cose prima che questa incombenza tocchi a qualcun altro, ha una parola che lo identifica: döstädning, una combinazione delle parole svedesi “morte” e “pulizia”.

E se la parola è, a detta della stessa autrice, abbastanza recente, il concetto invece non lo è affatto. Da sempre i figli hanno ripulito e svuotato la casa dei genitori dopo la loro morte, e le donne hanno fatto lo stesso con le cose appartenute al coniuge o ad altri membri della famiglia.

La stessa azione del fare ordine e del ridimensionare la propria casa la si fa ogni volta che si trasloca o si cambia paese: perchè allora non fare lo stesso prima di trasferirsi permanentemente nell’aldilà?

I vantaggi sono molteplici:

  • non lasciare ai nostri cari un’incombenza faticosa e che richiede tanto tempo;
  • vivere gli ultimi anni della propria vita circondati da cose che davvero ci servono e ci fanno stare bene e non sommersi da cianfrusaglie che occupano solo spazio e che non siamo nemmeno consapevoli di possedere;
  • assumerci la responsabilità della nostra vita e delle nostre scelte anche nell’ultimo tratto del nostro cammino;
  • ripercorrere, mentre si fa pulizia e ordine, la nostra vita e quello che ha portato quell’oggetto in casa nostra;
  • avere la possibilità di scegliere come disfarsi di ciò che non serve più: non necessariamente buttando, ma lasciandolo a qualcuno che lo potrà apprezzare e che utilizzandolo si ricorderà di noi.

Il döstädning non è un evento ma un processo, non è mai troppo presto per cominciare, e prevede alcune regole:

  1. Partire con le cose più facili, dove per ‘facile’ si intende avente il minimo coinvolgimento emotivo: per l’autrice l’ideale è cominciare con i vestiti, anche perchè, ad una certa età, minori sono le illusioni su quello che ci sta bene o sulle occasioni che avremo per praticare hockey su ghiaccio…L’ideale è arrivare ad avere pochi capi che usiamo volentieri tutti i giorni e magari qualcosa, anche eccentrico, a cui però siamo davvero affezionati;
  2. Non dimenticare di coinvolgere amici e familiari, confrontarsi con loro e verificare se sono interessati a tenere qualche nostro oggetto: in questo caso invece di buttare possiamo regalare loro libri, piccoli oggetti di cucina e di arredamento a cui si dovessero dimostrare particolarmente affezionati e che sarebbero dispiaciuti se venissero gettati;
  3. Osservare lo spazio di cui si dispone (questo specialmente si si decide di trasferirsi in una casa più piccola e più facile da gestire) e le nostre reali necessità: quindi eliminare senza troppi complimenti gli oggetti in eccesso (dalle stoviglie alla biancheria da casa), quelli che non possiamo utilizzare (vestiti fuori misura o che non abbiamo più occasione di portare), e oggetti regalati che in realtà non ci son mai davvero piaciuti;
  4. Fotografie e lettere: sono oggetti difficili da approcciare, ed è per questo che non si dovrebbe mai partire da qui. In ogni caso sarebbe bene eliminare tutte le foto venute male, quelle in cui si ha un ‘aspetto totalmente folle’, e quelle che raffigurano persone ormai sconosciute ai membri più giovani della famiglia. Le altre foto, così come le lettere, possono essere invece conservate e regalate ai figli;
  5. La scatola delle cose ‘da buttare‘: sono ricordi, carte e oggetti personali, dei quali magari non ci vuole disfare fino alla fine, ma che non desideriamo che vengano conservati dopo la nostra morte. L’idea è allora quella di metterli in una scatola con l’indicazione chiara di eliminare l’intero contenuto (senza curiosare) una volta arrivata l’ora fatale;
  6. Il taccuino nero: scrivere su un’agendina tutte le password e i codici per accedere ai vari siti internet è utile non tanto (o non solo) per ricordarsene, ma per poter lasciare a chi resterà dopo di noi la possibilità di accedere facilmente a tutto, in caso di bisogno…quanto tempo risparmiato.

Mi rendo conto che a molte persone questo libro e questo concetto di prepararsi alla morte facendo pulizia tra le proprie cose potrà sembrare sinistro e poco entusiasmante.

Ma ci sono culture nelle quali parlare di morte non è un tabù, e in questo libro, pieno di gentilezza e ironia, il modo di trattare la morte è decisamente pratico e poco emotivo, molto nordico.

E fare le pulizie diventa solo un modo come un altro di prepararsi a lasciare la vita celebrandola.

Sono Claudia e sono una professional organizer

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