La teoria delle finestre rotte e l’organizzazione

14 Apr 2022 | Home sweet Home

Alla fine degli anni ’60, il professor Philip Zimbardo della Stanford University ha condotto un esperimento diventato in seguito famoso con il nome di teoria delle finestre rotte.

Ha lasciato abbandonate in strada due auto identiche, per modello, colore e stato di conservazione: la prima nel quartiere malfamato del Bronx, a New York, e la seconda nella ridente cittadina di Palo Alto, in California.

Due team di psicologi hanno quindi osservato che cosa succedeva alle due auto.

Nella prima fase dell’esperimento l’auto parcheggiata nel Bronx è stata ben presto vandalizzata e distrutta, mentre quella parcheggiata a Palo Alto è rimasta intatta per settimane.

In seguito, anche alla macchina di Palo Alto è stato rotto, intenzionalmente, un finestrino.

E in poco tempo tutta l’automobile è stata saccheggiata e distrutta, facendo la fine di quella parcheggiata nel Bronx.

Un solo finestrino rotto in una macchina parcheggiata in un tranquillo quartiere residenziale è stato in grado di innescare un processo di deriva ‘criminale’.

L’esperimento ha così messo in evidenza come la causa determinante di un certo fatto (la vandalizzazione della macchina parcheggiata) non fosse da mettere in relazione con la maggiore o minore sicurezza del quartire o con le differenze nelle condizioni economiche dei residenti, ma piuttosto con un fenomeno psicologico che caratterizza il comportamento umano.

I segnali esteriori e osservabili di danneggiamento trasmettono una sensazione di trascuratezza, di degrado e di incuria che non fa altro che propagarsi rapidamente, se questi danni non sono immediatamente riparati.

La finestra rotta (e non riparata) di un palazzo è la miccia che fa divampare l’incendo del degrado: la psiche umana, esposta a questo genere di stimolo, comincia infatti a pensare che il decoro e l’ordine non siano importanti, che non interessino a nessuno, e la prova è proprio in quel finestrino rotto che nessuno sistema.

 

L’applicazione di questa teoria è più pervasiva di quanto pensiamo.

Il contesto in cui siamo immersi, l’habitat in cui viviamo e coltiviamo le nostre relazioni sociali influenza i nostri comportamenti.

Come spesso accade, avere consapevolezza su come funzioniamo ci può aiutare a controllare i nostri comportamenti, scegliendo di non lasciarci trasportare, per imitazione, in gesti di incuria e di degrado.

Questo accade di frquente quando si tratta delle nostre strade, dei nostri parchi e degli ambienti pubblici nei quali studiamo, lavoriamo e ci ‘ritroviamo’: se non consideriamo questi luoghi come nostri, sarà più facile ignorare, se non addirittura, contribuire a inquinare, sporcare e danneggiare.

Ma capita anche in casa nostra: se lasciamo che il disordine e l’incuria restino osservabili e non siano invece rapidamente rimossi, una sensazione di trascuratezza e di indifferenza troverà ben presto lo spazio per contagiare anche gli altri membri della famiglia restituendo a tutti la convinzione che avere una casa ordinata e decorosa non interessi a nessuno.

Agire subito per riportare la situazione sotto controllo evita inoltre che questo degrado si propaghi anche in altri ambiti della nostra vita, minando l’armonia, le buone regole di convivenza, la collaborazione reciproca e, in generale, le sane abitudini.

Essere consapevoli di questi meccanismi psicologici ci ricorda che agire immediatamente per ripristinare l’ordine, inteso come decoro e integrità, impedisce alle situazioni di degenerare.

Sono Claudia e sono una professional organizer

Ti aiuto a migliorare le tue capacità organizzative attraverso la gestione consapevole di spazio, tempo, energie e denaro


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