Memoria di lavoro e mappe mentali

15 Dic 2022 | As time goes by, School, Tips&Tricks

Dal titolo sembra che questo articolo parli di concetti complessi e anche un po’ astratti.

Interessanti magari, ma lontani dall’esperienza comune.

Invece, l’idea di scrivere su questi argomenti mi è venuta da un’esperienza molto concreta che ho vissuto in prima persona e sulla quale ho, recentemente, ragionato.

Come forse ho già raccontato, anche se in maniera incidentale, ho da poco trasformato la mia vita professionale, passando, tra le altre cose, da dipendente a libera professionista.

È una scelta che ho cominciato a vivere davvero da poco: a fine anno saranno passati sei mesi.

Inutile forse dire che quest’ultimo periodo è stato caratterizzato da molto fermento, molto entusiasmo e anche molto caos: quello bello, quello creativo, quello che, di solito, caratterizza le fasi iniziali della costruzione di un nuovo progetto.

Per farla breve, in questi mesi ho lavorato molto intensamente e la maggior parte delle mie energie, almeno nei primi tempi, è stata assorbita dalla fase di esecuzione di un piano che avevo preparato da tempo. 

Le attività a cui mi sono dedicata erano chiare e ben identificate, e così anche la scadenza che mi ero data per completare il setup della mia nuova attività era decisa: entro dicembre avrei terminato tutti i progetti.

Le risorse mentali impiegate per portare avanti tanti cantieri diversi, risolvere problemi in modo creativo e strategico, imparare cose nuove e prendere continue decisioni che mi portassero sempre più vicina a raggiungere l’obiettivo sono state tantissime.

Per dirla con il titolo dell’articolo, la memoria di lavoro è stata messa a dura prova.

Ma, prima di continuare…

Ho citato la memoria di lavoro: che cos’è?

La memoria di lavoro è quella funzione del nostro cervello che permette di conservare le informazioni rilevanti nella parte cosciente e di utilizzarle, tra l’altro, per formulare ipotesi, generare idee, risolvere problemi, capire le cose, prendere decisioni, giungere a conclusioni, pianificare.

Tuttavia, la memoria di lavoro ha risorse molto limitate e richiede carichi cognitivi elevati. 

Non la possiamo espandere a nostro piacimento per gestire di tutto e di più.

Ma la possiamo sfruttare al meglio e, in un certo senso, potenziare. Continua a leggere per scoprire come.

La necessità di una riflessione

A inizio dicembre, quando il ritmo delle attività, come da piano, è calato mi sono fermata a ragionare su come avessi fatto a riuscire.

Tanto impegno e molta fortuna, va bene, ma, in dettaglio, qual era stato, se mai era possibile identificarlo, l’elemento di svolta, quello strumento di lavoro che ha fatto la differenza?

Insomma, se avessi dovuto dare un consiglio ad un’altra persona, impegnata anch’essa in un cambiamento di vita, che cosa le avrei detto di fare? 

L’importanza delle mappe mentali

Ci ho messo un po’ a capirlo, e per farlo sono andata a ripercorrere a ritroso questi ultimi mesi.

E poi, un bel momento ho alzato gli occhi e me la sono ritrovata davanti: la mappa mentale del mio progetto, disegnata all’inizio del mio percorso.

La foto che vedi in questo articolo è proprio un frammento della lavagna su cui ho disegnato, pennarelli alla mano, la rappresentazione grafica di quello che volevo raggiungere e di quello che avrei dovuto fare per riuscirci.

Quella mappa, che ancora troneggia nel mio studio, ha avuto diverse funzioni, tutte indispensabili per raggiungere il mio obiettivo:

  • mi ha permesso di disegnare un perimetro d’azione: avendo infatti deciso di fare il salto mortale (con svariati avvitamenti) nella libera professione, e, in aggiunta, cambiando anche settore, mi sono ritrovata in un campo aperto per me sconosciuto. Senza punti di riferimento, senza esperienza specifica e senza una guida mi sono detta che la prima cosa da fare per costruire la mia nuova casa professionale era recintare il perimetro entro cui avrei gettato le fondamenta. Il perimetro tracciato non poteva essere casuale: doveva tenere dentro quello che per me era importante e necessario, e lasciare fuori il resto.
  • mi ha permesso di vedere le relazioni tra le cose: interdipendenze, gerarchie, priorità. Disporre sullo spazio i vari elementi del problema, identificando i diversi ambiti con colori differenti e utilizzando rami primari e secondari, ha permesso di individuare più facilmente le strade da percorrere per raggiungere l’obiettivo, strade che ragionando logicamente e sequenzialmente non sarebbe stato per niente semplice trovare;
  • mi ha permesso di fissare e archiviare al di fuori del mio cervello una serie di conoscenze e di aspetti importanti da ricordare: in questo modo, le risorse della memoria di lavoro che si sono liberate sono state utilizzate per svolgere altri compiti del pensiero, tra cui risolvere problematiche complesse e prendere decisioni (tante decisioni…) funzionali al raggiungimento degli obiettivi.   

La mappa mentale si è rivelata l’alleata più preziosa e nei momenti di spaesamento, di indecisione e di sconforto è stata quella che mi ha indicato dove andare.

Vero è che la mappa non è il territorio, ma quando stai attraversando un terreno sconosciuto avere una mappa da consultare, anche se una delle tante possibili, può fare la differenza.

Sono Claudia e sono una professional organizer

Ti aiuto a migliorare le tue capacità organizzative attraverso la gestione consapevole di spazio, tempo, energie e denaro


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