Less is more

12 Gen 2023 | Green Living, Life Travel Soul

“Meno è meglio”

Tenendo fede al proposito di iniziare l’anno con leggerezza, non può mancare un riferimento alla massima “Less is more”.

La celebre frase nasce nel mondo dell’architettura ed è attribuita al tedesco Ludwig Mies van der Rohe, padre del razionalismo e uno dei maggiori esponenti del modernismo.

Mies van der Rohe diceva che “per raggiungere una chiarezza dobbiamo semplificare praticamente ogni cosa”.

Come non condividere questa affermazione?

Sarà (anche) per questo che la frase è presto passata dal mondo dell’architettura ad ambiti quali il design, la grafica, la scrittura, la musica, fino a diventare una vera e propria filosofia di vita?

A che cosa pensi quando senti la frase “Less is more”?

Prima di scrivere questo articolo ho fatto un piccolo sondaggio e ho chiesto a qualche amica di dirmi che cosa le veniva in mente, d’istinto, sentendo la frase “less is more“. 

Devo dire che la maggior parte delle risposte ha fatto emergere l’idea del liberarsi dai troppi oggetti che tolgono spazio e tempo.

Più in generale è stato messo l’accento sulla necessità di favorire la qualità rispetto alla quantità in tutti gli ambiti della vita: nelle scelte di consumo, nel decidere come impiegare il tempo, nelle relazioni interpersonali.

Le emozioni associate richiamano perlopiù leggerezza, libertà e la sensazione di tornare a respirare, di ritrovare una mente più libera, in grado di pensare e creare.

Eliminare il superfluo, procedere per sottrazione e andare al cuore delle cose, a quello che ha valore per noi.

Vivere sopraffatti dalle scelte

Il mio sondaggio non ha nessuna pretesa scientifica, chiaramente, ma dal mio piccolo punto d’osservazione ne deduco che una sensazione diffusa è quella di vivere sopraffatti dagli oggetti, dalle informazioni, dalle attività.

Abbiamo troppo di tutto.

Ma ci sentiamo sopraffatti anche dall’avere troppa scelta?

L’aumento esponenziale delle possibilità di scelta degli ultimi cinquant’anni è un fenomeno di cui facciamo esperienza continuamente.

Solo entrando in un supermercato ci troviamo davanti a scaffali pieni di merce tra cui scegliere: una vastità di prodotti per ogni esigenza, e anche all’interno della categoria più piccola individuabile, sono disponibili svariate marche tra cui è possibile scegliere.

È possibile scegliere. Ma è anche desiderabile? Non sarebbe meglio ridurre le possibilità di scelta?

Lo psicologo americano Barry Schwartz, in un famoso TED talk che puoi vedere qui, ha già illustrato le conseguenze di quello che ha chiamato il paradosso della scelta:

  • il nostro cervello si paralizza e, più o meno consapevolmente, può capitare che si rifiuti di scegliere;
  • ci sentiamo stanchi e di cattivo umore perché le scelte continue a cui siamo esposti, tutte con molteplici opzioni, drenano le nostre energie mentali;
  • è più facile che una scelta fatta tra numerose opzioni produca più insoddisfazione di una fatta all’interno di un ventaglio limitato di possibilità: è facile infatti idealizzare, a posteriori, la superiorità delle alternative scartate;
  • non è raro che, a fronte di una scelta che ci lascia insoddisfatti, subentri anche il senso di colpa: in fondo, siamo stati noi a scegliere male, e la colpa è solo nostra.

È un’esperienza che ho fatto anch’io con le piattaforme che offrono serie e film.

Posto che ho solo un paio di abbonamenti e non tutti quelli disponibili, mi sono di recente trovata nella situazione di accendere la TV senza un’idea precisa, scorrere le varie alternative e poi spegnere sconsolata perché incapace di decidere che cosa guardare.

Questo non mi capitava un anno fa, e invece adesso è un copione che si ripete sempre più spesso. 

Per me la scelta è diventata troppo ampia, mi affatica e preferisco non scegliere.

Barry aveva ragione.

Si stava meglio quando…c’era meno scelta?

Nel mio sondaggio ho raccolto anche un parere diverso, secondo cui less is more quando te lo puoi permettere.

Il commento voleva evidenziare che quando ti piace tanto qualcosa (non necessariamente un oggetto concreto) e non puoi accedervi nella misura che ti soddisfa, allora il “less is more” – nell’accezione che ne ho dato sopra – può essere irritante.

La possibilità di scegliere resta infatti qualcosa di positivo e quello che fa la differenza è la misura.

La funzione di utilità della scelta ha la forma di una U rovesciata: in corrispondenza di possibilità di scelta nulle o limitate, l’utilità (=la nostra felicità) è pressoché azzerata. 

All’aumentare delle possibilità di scelta aumenta il nostro benessere, ma, superato un certo livello ottimale, l’utilità scende di nuovo fino ad azzerarsi, e la scelta da un bene di cui disporre diventa un male.

Dove si colloca questo livello ottimale?

È possibile definirlo in modo oggettivo?

Credo di no.

Per ogni persona è diverso e per la stessa persona può variare nel corso del tempo.

Ecco perché la frase “less is more” ha tanto successo: esprime un principio generale, un ideale cui tendere, che però ognuno di noi può riempire come crede.

Per me, personalmente, “less is more” significa semplificare.

Non per seguire una moda fine a se stessa, ma nel tentativo di ridurre la complessità del vivere quotidiano alla sua essenza.

Essenza che per ognuno di noi rappresenta qualcosa di unico e particolare

Un mix di oggetti, persone, informazioni, attività, scelte che ci fanno stare in equilibrio: non sopraffatti ma nemmeno limitati nella nostra libertà di essere.

Sono Claudia e sono una professional organizer

Ti aiuto a migliorare le tue capacità organizzative attraverso la gestione consapevole di spazio, tempo, energie e denaro


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