Sono una grande fan del motto “fatto è meglio che perfetto”.
E capisco bene la sensazione piacevole che si prova quando riusciamo ad iniziare e finire un compito velocemente, quando insomma riusciamo a chiudere un cerchio aperto.
Difficile non provare una sensazione di benessere e non sentirsi gratificati e sollevati.
Spesso proviamo questa sensazione quando abbiamo una scadenza da rispettare, o quando liberiamo spazio nella nostra lista di cose da fare.
Però, in alcuni casi, prendersi più tempo per riflettere e per creare, per poi tornare al lavoro, può fare la differenza in termini di risultato.
Il lavoro creativo
Per esperienza personale, qualsiasi lavoro che richiede creatività, precisione e attenzione ai dettagli trae vantaggio da quella che io chiamo ‘espansione del tempo’.
La scrittura, la progettazione e tante altre attività creative, nelle quali cioè si deve produrre qualcosa partendo unicamente dalle nostre competenze e risorse, beneficiano di tempi più rilassati nella fase di produzione.
Le situazioni delicate nelle quali possiamo trovarci possono essere di due tipi:
- non riusciamo a resistere alla voglia di chiudere rapidamente, perdendo di vista la qualità del nostro lavoro;
- siamo consapevoli che al nostro prodotto manca qualcosa, ma anche insistendo nel lavoro non riusciamo a concludere nei tempi che vorremmo.
Nel primo caso, è importante restare consapevoli del fatto che quando ci immergiamo in un compito con tempi eccessivamente stretti rischiamo di perdere di vista dettagli importanti o di non considerare alternative creative.
Nel secondo caso, quello che dobbiamo ricordare è che la mente ha bisogno di spazio per vagare, per esplorare nuove idee e per elaborare soluzioni innovative.
I rischi di un lavoro a ritmo (troppo) serrato
Anche senza confondere velocità con frettolosità, c’è tuttavia un tempo di produzione che, pur non portando ad un risultato negativo, rischia di portare a un esito sub-ottimale.
Perché dobbiamo accontentarci di un risultato così così se, prendendo una pausa, possiamo ottenerne uno eccellente?
Certe volte non si tratta di investire più tempo nel compito a cui stiamo lavorando, ma solo di fermarsi e aspettare.
La pausa, la dilatazione del tempo ci permette di non reagire agli stimoli, ma di attivarci consapevolmente per fare quella specifica azione: scrivere qualcosa, prendere una decisione, trovare una soluzione.
Io non sono una grande cuoca, ma so bene la differenza che c’è tra un pane ben lievitato e uno che ha riposato poco.
Il secondo, spesso, ti rimane sullo stomaco.
Il valore della revisione
Alzi la mano chi, a scuola, non si è mai sentito dire di rileggere bene il compito prima di consegnarlo.
Credo sia capitato a tutti, ed è bene ricordare questo consiglio e metterlo in pratica il più possibile.
I motivi per non prendersi questo tempo sono di solito legati alla (presunta?) necessità di finire in fretta, per una scadenza o comunque perché altre attività richiedono la nostra attenzione. Ci può stare.
Ma alcune volte possono essere ricondotti a dubbi su quanto abbiamo fatto, alla paura che la revisione porti alla luce difetti o errori, alla fatica emotiva di ritornare su qualcosa che ci è costato tanto in termini di sforzo e, magari, di disagio. A me è capitato. Ed è proprio in queste situazioni che espandere il tempo mi ha aiutata: a prendere fiato, a trovare l’energia e, alla fine, a produrre qualcosa di migliore.