Cambiare le metriche

16 Mag 2024 | School

Ispirata da un webinar sulle intelligenze multiple e da un podcast di Geopop sul QI, mi sono interrogata su un aspetto cruciale che spesso viene trascurato quando si parla di obiettivi e risultati: la misurazione.

Misurare i risultati è fondamentale, non c’è dubbio. È attraverso la misurazione che possiamo valutare il nostro progresso, identificare le aree di miglioramento e celebrare i successi

Tuttavia, è ancora più importante interrogarsi sulle metriche che utilizziamo. Sono veramente in grado di cogliere ciò che è rilevante?

Questa riflessione è valida in tutti i contesti. 

Nel mondo del lavoro, ad esempio, la performance del personale, del management e delle aziende viene valutata principalmente attraverso metriche economico-finanziarie

Nella scuola, i giudizi (o, peggio ancora, i voti) sono spesso considerati la misura ultima dell’apprendimento degli studenti. 

Addirittura, in ambito macroeconomico, la ricchezza di un Paese è comunemente misurata tramite il Prodotto Interno Lordo (PIL).

Ma è davvero giusto continuare a basarci solo su queste metriche? Credo davvero che sia arrivato il momento di legittimare altre misurazioni, che tengano conto di una gamma più ampia di dimensioni umane e sociali.

L’importanza delle metriche nella valutazione del risultato

“Ognuno è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui passerà l’intera vita a credersi stupido”

Albert Einstein

Le metriche che scegliamo di utilizzare per valutare i risultati hanno un impatto significativo sulla percezione del successo o del fallimento. Oserei dire che la metrica condiziona il risultato.

Le metriche scelte orientano gli sforzi e i comportamenti e, spesso, determinano gli aspetti su cui concentrare l’impegno e i comportamenti da incentivare. 

Se un’azienda valuta la performance dei dipendenti unicamente in base al volume di vendite, è probabile che i dipendenti concentrino i loro sforzi esclusivamente su quel fronte, trascurando altri aspetti cruciali come la soddisfazione del cliente o lo sviluppo di nuove competenze.

Quando all’interno della scuola quello che viene percepito come essenziale sono i voti è probabile che gli studenti si concentrino esclusivamente sul memorizzare informazioni per superare un test anziché sviluppare un apprendimento profondo e di lungo periodo o sviluppare altre competenze utili ma che non si riflettono in un voto.

Da qui l’importanza di chiedersi quale sia la migliore rappresentazione del successo desiderato e assicurarsi che le metriche selezionate riflettano la complessità e la diversità dei risultati che si vogliono premiare. 

Utilizzare metriche innovative

Per restare in ambito scolastico e, più in generale, sul tema dell’apprendimento, la teoria delle intelligenze multiple, proposta da Howard Gardner, suggerisce che l’intelligenza non può essere ridotta a un singolo numero, come il QI, ma è piuttosto un insieme di diverse capacità cognitive, tra cui linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale, corporea, interpersonale e intrapersonale. 

Quando il voto finale si basa sul superamento di una prova che è disegnata per abilità di tipo logico-matematiche o linguistiche (come spesso accade nella scuola) è probabile che i risultati premino i soggetti che hanno tali abilità più sviluppate, a discapito degli altri tipi di intelligenza.

Ma disegnare una valutazione realmente formativa che tenga conto anche di altri tipi di intelligenza è possibile, come è possibile (necessario) che le modalità di insegnamento tengano conto delle intelligenze multiple esistenti. 

Ecco quindi che dietro ad un voto (se proprio questo indicatore sintetico non potesse essere accantonato) dovrebbe sempre essere presente e riconoscibile la valutazione di altre dimensioni, oltre alla conoscenza del contenuto e alla capacità di esposizione e risposta: l’atteggiamento generale e il coinvolgimento durante l’interrogazione, i progressi fatti nel tempo, la capacità di autovalutarsi e la valutazione del gruppo dei pari, la creatività dimostrata, la capacità di risolvere problemi o la partecipazione attiva nelle dinamiche del gruppo.

È tempo di spostare il nostro focus dalle metriche convenzionali a una visione più ampia e inclusiva dei risultati. 

Dobbiamo abbracciare la complessità delle persone, delle organizzazioni e delle società e sviluppare metriche che riflettano questa complessità. 

Solo allora saremo in grado di valutare veramente ciò che è progresso.

Immagine di freepik

Sono Claudia e sono una professional organizer

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