In un precedente articolo (leggi qui) avevo scritto di come le scelte di consumo ecosostenibili fossero importanti per me.
In un altro (leggi qui) ho introdotto la pratica del decluttering, rimandando ad un altro articolo il tema di come prevenire il disordine.
Adesso, finalmente, è arrivato il momento di pormi la domanda: mi serve davvero?
Questa è la domanda da cui ormai mi faccio guidare nelle mie scelte di consumo.
Ed è una domanda che mette in discussione alla radice la necessità di acquistare. O almeno di acquistare così spesso e così tanto.
C’è chi lo chiama approccio minimalista, chi decrescita felice, chi, ancora, downshifting.
Onestamente io, semplicemente, mi sono solo stancata di sprecare: il mio tempo cercando e riponendo cose, il mio spazio vedendolo sempre ‘occupato’ da oggetti, i miei soldi comprando cose che in fondo, a ben guardare, non sempre si rivelano una scelta felice anche nel lungo periodo.
L’intenzione di disfarsi del superfluo e la consapevolezza del meccanismo che ci porta all’acquisto
Il mio cambiamento è cominciato così, alimentato più che altro da una reazione emotiva, da un rifiuto per gli acquisti.
In seguito, ragionando su queste mie sensazioni ho capito che, almeno per me, l’impulso ad acquistare aveva a che fare più che altro con l’ansia di risolvere un problema imminente e pressante, e quindi con la mia frustrazione per non saper gestire la presenza di situazioni aperte, non risolte.
Probabilmente, imparando a gestire meglio questa attesa e riuscendo a ‘stare’ nel problema avrei potuto individuare soluzioni più efficaci rispetto al mero acquisto compulsivo di un oggetto all’apparenza risolutivo.
Credo che per ogni persona il meccanismo psicologico ed emotivo che porta all’acquisto superfluo possa essere diverso. Ognuno di noi dovrebbe individuare ciò che agisce in noi come segnale scatenante per poterlo disinnescare con successo.
Ma alla fine è fondamentale trovare il modo per cambiare i nostri comportamenti
Intenzione e consapevolezza sono prerequisiti fondamentali, ma poi, nel concreto, come facciamo a cambiare i nostri comportamenti? Come spezzare il meccanismo perverso ‘emozione-segnale-acquisto’?
Io ho cominciato a spezzare la catena sforzandomi di aspettare. Anche solo mezz’ora. E solo dopo questo intervallo di tempo mi sono detta che avrei riconsiderato l’effettiva necessità dell’acquisto.
Bisogna ammettere che spesso è davvero molto difficile resistere ad alcune tentazioni che sembrano costruite ad arte per indurci a consumare al di là della nostra volontà.
La possibilità di acquistare con un click, comodamente e velocemente, rende ‘resistere’ ancora più difficile: abbiamo la ‘soluzione’ a portata di smartphone e spesso è questione di minuti passare dal bisogno al soddisfacimento di questo bisogno attraverso l’acquisto.
La dopamina, l’ormone della ricompensa e della gratificazione immediata, viene rilasciata dal cervello dopo un acquisto e innesca un circuito di azione – reazione che ci spinge a ripetere l’esperienza piacevole. Questo tipo di piacere, svanendo in fretta, ci lascia di nuovo preda delle nostre insoddisfazioni da calmare con nuovi inutili acquisti.
Quando si tratta di acquisti on line, aspettare mezz’ora avendo sotto gli occhi l’oggetto del nostro desiderio può essere davvero difficile.
In questa situazione ecco quello che faccio: ‘inganno‘ il mio bisogno mettendo nel carrello l’articolo che in quel momento rappresenta la soluzione dei miei problemi e poi chiudo l’app fino al giorno dopo. Spesso (quasi sempre direi) il giorno successivo mi è ‘passata la voglia’ di comprare quell’oggetto.
Ma nel frattempo, trasformando l’azione del ‘mettere nel carrello’ in un surrogato dell’acquisto vero e proprio ottengo comunque una gratificazione immediata, senza bisogno di adottare un comportamento dalle ‘conseguenze reali’, per il mio portafoglio e per la sostenibilità del nostro pianeta.
Prova anche tu e dimmi se funziona!