Siamo in un periodo di esami per tanti ragazzi, tra licenza media e maturità.
Immagino la tensione (la immagino bene perché ho un tredicenne in casa) e la paura, specialmente in vista della prova orale, di non ricordare niente.
Ma come funziona la memoria?
E c’è un modo di studiare che favorisce la memorizzazione a lungo termine?
La predisposizione all’attenzione
Quando si affronta un testo per lo studio la prima cosa da fare è quella di predisporci all’attenzione.
Questo si ottiene ponendo innanzitutto attenzione all’ambiente nel quale si studia: un ambiente tranquillo, ben illuminato e areato, e privo di distrazioni.
Inoltre, mantenere l’area di studio ordinata e organizzata può contribuire a ridurre lo stress e favorire la concentrazione.
Anche la mente deve essere preparata all’attenzione: anche in questo caso è necessario eliminare le fonti di distrazione per favorire il processo di comprensione di quello che stiamo leggendo.
La pianificazione dello studio
Il periodo di concentrazione massima che abbiamo di solito a disposizione può andare dai 25 ai 40 minuti circa, a seconda delle caratteristiche personali, dell’allenamento e delle energie disponibili in quel momento.
Dopo questo intervallo, il cervello ha bisogno di fare delle pause per ricaricarsi e ritrovare la concentrazione.
Fare un piano di studio che non tenga conto di questo significa compromettere le possibilità di apprendimento efficace e di memorizzazione a lungo termine.
L’apprendimento attivo
Quando le informazioni sono state comprese e codificate non sono immediatamente immagazzinate nella memoria a lungo termine.
Prima vengono temporaneamente stoccate nella memoria a breve, detta anche memoria di lavoro.
La memoria di lavoro è responsabile della temporanea conservazione e manipolazione delle informazioni mentre si svolge un compito cognitivo.
Utilizza tante risorse e ha, per definizione, uno spazio limitato.
In questa fase, l’utilizzo di schemi o mappe mentali – che non sono altro che sistemi di codifica delle informazioni – aiuta ad elaborare attivamente quello che abbiamo letto con attenzione e pone le basi per la sua memorizzazione a lungo termine.
La fase di elaborazione attiva utilizza in modo massiccio la memoria di lavoro, ed è anche per questo che le pause sono fondamentali.
Consolidamento delle informazioni nella memoria a lungo termine
Ecco finalmente il passaggio delle informazioni, codificate e rielaborate attivamente, nella memoria a lungo termine.
Ma perché questo passaggio sia efficace e duraturo è necessario che ci si eserciti, nel tempo, a richiamare le informazioni in modo personale e autentico.
Il ripasso quindi non può consistere nella rilettura del testo e nemmeno dello schema.
Deve invece comportare uno sforzo attivo di richiamare le informazioni codificate, verificandone la completezza e la correttezza.
Nel fare questo, la nostra mente perfeziona i collegamenti o crea nuove connessioni significative tra i concetti che fisseranno in modo ancora più durevole ed efficace le informazioni.
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